Credi che sia ancora possibile adottare uno stile di vita realmente sostenibile?
Ogni individuo ha il potere di fare del mondo un posto migliore.
Sergio Bambarén
Inizio questo articolo con un’ammissione di “colpe”, se così le vogliamo chiamare. Si, perché in passato, quando dovevo acquistare qualcosa, c’erano parole chiave che mi facevano dire “sì, lo compro” senza pensarci due volte.
Ricordo che al mio secondo anno di università comprai una calcolatrice scientifica che facesse le operazioni con i numeri complessi in automatico (era consentito eh). Mi serviva assolutamente per riuscire a terminare, entro le due ore, l’esame scritto di elettrotecnica. Beh, il discriminante che mi convisse a scegliere la calcolatrice fu la dicitura “ecologica e antibatterica”.
Avrei potuto sceglierla in base al prezzo più basso, in base alla fornitura della custodia o alla possibilità di avere la doppia alimentazione a batteria e a luce solare. E invece, ho scelto quella perché mi faceva sentire in sintonia con i miei valori.
Per diversi anni, da quando ho iniziato ad interessarmi di sostenibilità, mi è bastato leggere le parole etico, ecologico, sostenibile e ad impatto zero per essere soddisfatta delle mie scelte apparentemente meno impattanti per l’ambiente. Specifico “per l’ambiente” perché ancora non pensavo allo sfruttamento delle persone per produrre i beni che acquistavo.
Poi un giorno, mi sono resa conto che la parola sostenibilità era ovunque. Le aziende avevano iniziato ad abusarne e ormai stava diventando uno strumento di marketing. Probabilmente questa situazione c’era già da anni ma io non me ne ero ancora resa conto. Quando le persone interessate ad una certa tematica aumentano, ecco che c’è sempre qualcuno che se vuole approfittare.
Quando realizzai che le mie scelte non erano affatto sostenibili come credevo, ci rimasi molto male. Mi sentii delusa, frustrata e arrabbiata. Mi chiesi se ne valesse ancora la pena cercare di condurre uno stile di vita sostenibile.
Pian piano stavo acquisendo consapevolezza su ciò che era o non era etico, ecologico e sostenibile e decisi di non arrendermi.
Certo le alternative erano molte meno rispetto a quelle che mi aspettavo e le difficoltà sarebbero aumentate, ma c’erano e ci sono ancora tante cose che si possono fare per migliorare il nostro stile di vita.
Se ripenso alla mia calcolatrice, ancora non ho capito cos’abbia di ecologico. Oggi, quando leggo una dicitura “green” mi faccio più domande:
Perché questo prodotto è sostenibile?
dove è stato fatto?
chi lo ha fatto?
chi ha stabilito la sua sostenibilità?
Negli ultimi tempi vedo sempre più persone intorno a me attente a questo tema. Anche alcune di quelle che in passato erano completamente disinteressate, oggi si preoccupano per il futuro del pianeta e per quello delle nuove generazioni.
Questo mi rende felicissima, ma allo stesso tempo mi preoccupa che ancora tante aziende cerchino di far passare messaggi semplicistici come, ad esempio, che basti eliminare un ingrediente o un materiale per rendere il prodotto sostenibile.
La questione è più complessa di così e banalizzarla ci danneggia e basta. Quando si parla di sostenibilità si parla di ambiente, economia, diritti umani, politica, società etc. Possiamo pensare di risolvere i problemi ambientali senza occuparci di quelli economici? no! Non possiamo pensare di ragionare per settori perché è un sistema interconnesso.
Le conseguenze del sosteniblablabla
L’abuso che si fa di questa parola insieme ad altre come ecologico, etico, verde e green le fa perdere significato tanto che è stato coniato il termine sosteniblablabla (tecnicamente greenwashing). In pratica solo chiacchere e niente green.
Quali sono le conseguenze?
Le aziende in questo modo ci fanno credere che possiamo continuare a comprare e consumare all’infinito perché tanto non ci saranno conseguenze sull’ambiente e nella realtà, invece, non è fattibile.
Oltretutto, questo atteggiamento danneggia la credibilità delle aziende che intendono intraprendere un percorso verso la sostenibilità, sia perché apparirebbero indietro rispetto a quelle che praticano greenwashing, sia perché i consumatori che si rendono conto della fuffa diventano diffidenti.
Sostenibilità nel settore elettrico
Anche il settore elettrico non è immune da falsi miti. A quali parole pensi se ti dico di associarlo alla sostenibilità?
Rinnovabili e auto elettriche! Ho indovinato?
Per quanto riguarda la mobilità ho già affrontato la questione nell’articolo sul del decreto clima. I veicoli elettrici, come puoi leggere nell’articolo scritto da Martina “Ibride ed elettriche: un nuovo modo di guidare l’auto”, hanno enormi vantaggi ma anche alcuni svantaggi.
Se vogliamo realizzare una mobilità che sia davvero sostenibile non possiamo pensare di sostituire tutti i veicoli tradizionali con quelli elettrici, ma dobbiamo riprogettare le nostre città e i modi in cui ci spostiamo. Nella pratica dobbiamo costruire più piste ciclabili, più zone pedonali, rinforzare il trasporto pubblico e abbandonare l’idea di avere tutti quanti un’automobile di proprietà per utilizzare i veicoli in condivisione (car sharing).
Uno dei vantaggi delle auto elettriche è il fatto che non producono emissioni locali. Il tasto dolente invece, possiamo attribuirlo alle batterie, sia perché al momento implicano lunghi tempi di ricarica, sia perché le tecnologie con cui sono fatte utilizzano materie prime estratte in maniera insostenibile dal punto di vista sociale. Questo non vuol dire che non dobbiamo passare alle auto elettriche ma che dobbiamo continuare ad investire nella ricerca sia per permettere alle tecnologie di evolversi ancora sia per trovare alternative che potrebbero rivelarsi migliori. Dobbiamo anche pretendere, dalle aziende, la trasparenza nella filiera di produzione in modo tale da avere la certezza che nessun essere umano, bambino o adulto, venga sfruttato.
Le rinnovabili vengono descritte, ancora di più, in maniera idealizzata. Qualcuno pensa che siano l’unica soluzione per la lotta ai cambiamenti climatici perché molto spesso è quello che traspare dalla lettura degli articoli di giornale. Anche qui il vantaggio enorme è quello dell’assenza di produzione di emissioni durante in funzionamento ma non sono esenti da problematiche. La soluzione è sempre la stessa: investiamo sulla ricerca ancora e ancora. Credo che non smetterò mai di ripeterlo!
Ho già abbozzato un articolo di approfondimento sulle rinnovabili e non voglio spoilerarti troppo.
Queste, sono una delle soluzioni che ci consentono di produrre energia elettrica senza emissioni, ma quello che mi preme specificare è che rinnovabile non è sinonimo di impatto ambientale zero.
Quando l’ho realizzato, le mie certezze sulla scelta universitaria sono vacillate.
L’impatto delle rinnovabili non è lo stesso degli impianti termoelettrici tradizionali. Se nel secondo caso ci soffermiamo di più sulle emissioni solide, liquide e gassose prodotte dai processi di combustione, nel primo caso l’impatto è di natura differente ma non per questo trascurabile. Parliamo di impatto visivo/paesaggistico, sonoro, occupazione del suolo, di effetti negativi sulla flora e sulla fauna etc. Questo argomento merita un articolo a parte e mi impegnerò per farlo uscire entro qualche mese. La cosa peggiore credo che rimanga la voglia smisurata di ricavi economici a discapito degli aspetti sociali e ambientali.
A causa dell’idealizzazione di queste tecnologie si sono formati schieramenti di persone favorevoli e contrarie che vedono tutto o bianco o nero. E questo, secondo me, è molto grave.
È importante capire che la sostenibilità, oggi, è frutto di compromessi e che dobbiamo fare ancora tanti passi. Non so se riusciremo a raggiungere la sostenibilità totale, sicuramente possiamo impegnarci, rimboccarci le maniche e darci da fare, ma oggi, più che mai, è necessario diventare persone consapevoli delle proprie scelte.
Ma quindi è così difficile condurre uno stile di vita più sostenibile? Beh, non è semplice ma neanche impossibile. Ci sono tre profili Instagram, oltre a quello di impattoelettrico =), che mi sento di consigliarti per aumentare un po’ la consapevolezza sul mondo che ci circonda:
Tu ne hai qualcuno da consigliarmi?
Se ti va, scrivimelo tra i commenti.
Al prossimo articolo,
Monica